Cosa stimola l'automotivazione?
- Alessandra Paganelli
- 8 gen 2020
- Tempo di lettura: 2 min

La motivazione intrinseca o automutilazione è legata al piacere di sentirsi capaci, ha una base biologica profonda ed è la spinta motivazionale che genera più impegno di qualsiasi altra motiva basata su rinforzi esterni (autorità, sanzioni, incentivi).
Quando facciamo qualcosa con passione, perché proviamo piacere nel farlo, indipendentemente dalle ricompense o da un’approvazione esterna, siamo di fronte alla motivazione intrinseca. Possiamo allenarci a correre per avere un aspetto migliore o per cercare nell’agonismo una sorta di status: e questa è una motivazione estrinseca. Ma ci sono sempre più persone che corrono perché amano farlo, perché vogliono scoprire i propri limiti, perché amano sentirsi «capaci», a prescindere dalla classifica o dai premi: e questa è una motivazione intrinseca.
Chi è mosso dalla motivazione intrinseca è più resiliente. La sua spinta motivazionale non viene demolita dalle difficoltà, come invece succede comunemente a chi è mosso da rinforzi esterni. Essa infatti trasforma gli ostacoli in sfide.
Facendo leva sul senso di competenza, sul piacere di farcela, possiamo ottenere dalle persone un impegno straordinario. Sentirsi capaci, sentire di «farcela» produce un senso di piacere molto più antico e profondo di quello stimolato dagli incentivi o dai rinforzi esterni. Il bambino che impara attraverso il piacere e il divertimento, che si appassiona, tenderà a cercare nuovi apprendimenti, nuove esperienze di competenza. Al contrario, senza emozioni e senza divertimento diventa difficile apprendere: non è un caso che il sistema limbico, parte del cervello fondamentale nell’elaborare le esperienze emozionali, sia legato anche alla memorizzazione delle informazioni. Senza emozioni l’unico modo per ricordare le informazioni è quello di utilizzare sistemi coscienti (ripetizioni, schemi, ripassi) finché i dati si fissano in testa, ma con grande fatica.
La motivazione produce l’impegno, e a furia di impegnarci diventiamo più bravi, aumentando il nostro senso di competenza o senso di autoefficacia. Sentirsi competenti è fonte di piacere e di emozioni positive. Questo piacere, a sua volta, stimola livelli più elevati di impegno: l’impegno sviluppa nuovi apprendimenti e nuove connessioni cerebrali oltre ad accrescere il senso di competenza. L’accresciuto senso di competenza produce nuovo piacere, dando origine a un circolo virtuoso motivazionale che stimoli o forme di manipolazione esterna non sono invece in grado di produrre.
Per far funzionare questo circolo vizioso bisogna renderci consapevoli della crescita della propria autoefficacia, sottolineando i progressi.
Perseverare è umano, P. Trabucchi
Autoefficacia, A. Bandura
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